4. Mosul – Ninive – Bassora – Baghdad – Babilonia

4. Mosul – Ninive – Bassora – Baghdad – Babilonia

Un grande viaggio in treno da Verona all’Oriente dai sogni di un ragazzo negli anni ’50. Parte quarta

Il giorno dopo il giardino era off-limits, pioveva a dirotto e neanche il portico ci avrebbe protetto. A malincuore andammo in salotto, ma davanti al camino con un fuoco scoppiettante e con tavolino imbandito, sempre da parte dell’impareggiabile governante, di pasticcini e caffè, il morale ritornò quello di sempre.

IRAQ

Io: ” Sei arrivato alle porte degli antichi regni perduti, vero?

Prof: Finalmente! anche se da qui il viaggio diventerà un po’ più complicato. Ascolta con attenzione.

Anche qui, al confine iracheno, il treno si fermò per un paio di ore. Dopo un centinaio di chilometri arrivammo a Mosul , dove ci sono ciò che rimane di Ninive, conobbi Karim. Era vestito all’occidentale ed aveva una personalità che sorprendeva per l’intensità dello sguardo.
Ali mi chiese se potevo ospitarlo nel mio scompartimento. Accettai e trovammo subito una magnifica intesa, che si rivelò importante per il mio soggiorno iracheno. Cenammo tutti e tre sul tavolino della cabina ed andammo a dormire.
Il giorno dopo passai molte ore con Karim, che mi insegnò alcune frasi in arabo e che mi consigliò di proseguire, prima possibile, per Bassora, dove sarei stato più tranquillo. Non pensava che queste agitazioni durassero molto, tra una settimana sarà tutto finito, ma oggi e domani potrebbe essere pericoloso. Non hanno niente contro gli italiani, ma quando vedono un occidentale non sanno da dove viene”.

Io: “Eri preoccupato?”

Prof:” Non molto. Sapevo che i rapporti che avrei instaurato durante il viaggio sarebbero stati molto utili per poter gestire il mio viaggio in sicurezza e non sono stato smentito dai fatti.

Baghdad

BAGHDAD

Arrivammo finalmente a Baghdad la sera e Karim mi portò nel piccolo hotel arabo di suo zio, dove aveva una stanza con due letti. Il percorso dalla stazione all’albergo attraversava un grande spiazzo con una statua del re Faysal a cavallo e poi il ponte sul fiume Tigri.

Karim mi spiegò il programma:
“Adesso andiamo a mangiare qualcosa e questa notte dormirai qui, domani ti porto al suk da un mio cugino che è un grande commerciante di tappeti orientali e alla sera potrai prendere il treno per Bassora”.
Mangiammo in un vecchio ristorante arabo, che disponeva di pochi tavolini e di un bancone dove fumava un calderone di stracotto di carne di agnello e peperoni e dove erano impilate molte piadine del saporito pane arabo. Con un mescolo riempivano una ciotola di alluminio e ti davano una piadina, che serviva sia da pane che da posata, per raccogliere dalla ciotola il sugo ed i pezzettini di carne e di verdura.
Il cibo era molto saporito e quel ristorante diventò la mia base, anche quando la settimana dopo, ritornai a Baghdad, per visitare con calma la città e per andare a Babilonia.
La mattina dopo, andammo a comperare il biglietto del treno della notte per Bassora e poi Karim mi accompagnò al Suk da suo cugino. Ci salutammo e mi disse di ricordarmi di lui, quando sarei tornato. Questa sera, aggiunse, ti accompagneranno alla stazione.

Passai tutta la giornata al Suk, dove potei girare indisturbato, con l’unico pensiero di non perdermi in quel pittoresco labirinto di colori e di odori.
Perdersi era facile, perché i negozietti erano molto simili: piccoli banchi colorati di verdure, di tessuti , di oggetto artigianali.
Il negozio che mi servì come un faro, era il negozio del pesce, perché era unico e sprigionava un odore caratteristico.

La sera presi il treno per Bassora.
Trovai posto in uno scompartimento con i sedili di legno, dove si erano già seduti due vecchietti ed appena il trano si mise in moto presi sonno, per svegliarmi all’alba vicino ad un signore indiano, che mi diede il buon
giorno: beata gioventù, disse in inglese presentandosi dicendo: sono
Sinda e mi occupo del commercio dei datteri.
Gli dissi che ero italiano e che andavo per qualche giorno a Bassora.
Diventammo subito amici e Sinda aiutò molto il mio soggiorno a Bassora.

Baghdad

BASRA (BASSORA)

Arrivati alla stazione di Bassora, dove Sinda aveva parcheggiato una piccola vettura inglese, mi disse che se non avevo altri progetti, mi avrebbe portato all’unico alberghetto decente della città.
Era veramente semplice, ma caratteristico: un cortile con alcune palme, circondato da una struttura a due piani, con due file di stanze, una al pianterreno, che si aprivano sul cortile ed una al piano superiore, che si aprivano su uno stretto ballatoio che girava tutto attorno ed al quale si accedeva da una scala esterna.
Sinda entrò nel piccolo ufficio, dove era seduta una signorina alla quale chiese una chiave per me.
Costa tre dollari al giorno mi disse la donna e mi diede una pesante chiave di ferro.
Sinda mi lasciò dicendo che sarebbe venuto a prendermi per andare a cena.
Salii sul ballatoio e trovai la mia stanzetta, misi il mio cuneo di legno sotto la porta e mi buttai sul letto a dormire.
Mi svegliai per la fame, scesi a chiedere dove poter mangiare qualcosa e la giovane donna mi indirizzo al porto, dove facevano dell’ottimo pesce arrosto.

Bassora era una piccola cittadina, costruita sul la sponda dello Shat El Arab, il fiume che nasceva dalla confluenza dell’Eufrate e del Tigri e che sfociava nel golfo Persico.
Il porto era ad un chilometro dall’albergo ed era costituito da una lunga banchina, alla quale erano attraccate diversi battelli di modeste dimensioni.


Shatt al-‘Arab

Il traffico era molto pittoresco, soprattutto per i pellegrini orientali che erano diretti alla Mecca e per i molti banchetti che friggevano il pesce, pesci di fiume, dal sapore fangoso, ma per un dollaro me ne diedero talmente tanti, che feci fatica a finirli.
Girando per la citta, trovai anche un negozio che vendeva delle stecche di cioccolata svizzera, che accompagnai con il solito pane arabo.

La sera Sinda mi accompagnò in una specie di Club dove servivano dell’ottimo agnello. Camminammo poi lungo il porto e Sinda mi raccontò che si era laureato in Inghilterra a che lavorava da diversi anni in quella che era la più grande piantagione di datteri al mondo.
Il giorno successivo visitai i suoi impianti per la lavorazione dei datteri che venivano denocciolati e pressati in pacchetti da una libbra ed esportati negli USA. Anche il giorno seguente rimasi con Sinda e lo accompagnai in Kuwait.

La sera mi disse che i disordini a Baghdad erano finiti con l’arresto delle persone che avevano assalito gli americani e quindi decisi di riprendere il treno per il ritorno.
Il treno tra Baghdad a Bassora era sempre lo stesso e andava avanti ed indietro. Durante la notte faceva il tragitto in un senso e durante il giorno in senso opposto.
Sinda mi regalò una cassettina di pacchetti di datteri e mi accompagnò al treno, visibilmente commosso. Chiese all’autista di farci una foto, che ancora conservo.


Il viaggio di ritorno da Bassora a Baghdad durò tutta la giornata, con un percorso molto variato. Quando il treno fiancheggiava il Tigri, la campagna era ricca di orti e di frutteti, mentre quando si allontanava dal fiume, prevaleva il deserto.
Si vedevano i resti degli antichi canali, che permisero lo sviluppo delle prime citta, come Ur e Uruk.
Cercai inutilmente di scoprite le rovine di Babilonia, che ero determinato a visitare.

Ritornato nella capitale, riattraversai il grande piazzale ed il fiume, tornando a mangiare nel solito ristorantino a base di scodelle di alluminio, stracotto di montone e pane arabo e poi andai nel vicino alberghetto dello zio di Karim, che mi accolse con il suo discreto inglese ed offrendomi il solito caffè, disse che la città era tranquilla.

Karim mi aveva lasciato una letterina, dove mi indicava l’indirizzo di un suo cugino, che faceva il taxista e che era disponibile a portarmi a Babilonia.
La mattina successiva, mi dissero che il taxi sarebbe stato libero solo il giorno dopo e quindi avrei potuto dedicare la giornata a visitare Baghdad, che dava l’impressione di una citta vecchia e povera.
Le poche macchine erano di provenienza inglese ed i due elementi più caratteristici erano il fiume ed il Suk. Quello che mi colpì fu la mancanza di negozi.
Nella Baghdad storica che ho visitato, non ho visto una sola vetrina. Tutte le attività commerciali erano confinate nel Suk.”


Io: Strano in effetti per noi occidentali, forse ai quei tempi e per la società araba era normale”
Prof:” Forse, esisteva però anche un quartiere moderno.
Avevo ancora la lettera di mio zio per il Nunzio Apostolico, ma mi dissero che abitava in quel quartiere, ora presidiato dalla polizia, dove erano anche le Ambasciate e le Residenze.
Decisi quindi di visitare il fiume, il grande Tigri.
A Baghdad c’era un solo ponte, quello che collegava il centro della citta con il grande piazzale dove troneggiava il monumento del re Faysal.
Di fianco al ponte, una ripida scaletta scendeva su di una specie di lungofiume in terra battuta, pieno di movimento. Alcune baracche impiegate come deposito dei pescatori, barche vecchie e nuove ed alcuni banchi, dove si poteva mangiare in piedi del pesce arrosto.
Sul fiume passavano delle zattere di tronchi, sulle quali uomini remavano in piedi. Camminai fino ad arrivare ad un altro grande spiazzo pieno di gente dovesi vedeva una grande moschea con la cupola dorata, che però non visitai. Feci diverse fotografie della moschea e delle zattere sul fiume e poi mi avvicinai ad uno di quei banchi di pesce e mangiai del buon pesce arrosto.”

LE PERFETTE STRUTTURE DI MATTONI DI 5000 ANNI FA


BABILONIA

Il giorno dopo venne in albergo il cugino di Karim e, con calma dopo il solito caffé, alcuni ottimi taralli ed i soliti convenevoli, partimmo per Babilonia.

Lo zio di Karim ci diede due bottiglie di limonata per il viaggio, dicendo
che per il mangiare ci avrebbe servito Mohammed, un suo parente che
viveva a Babilonia ed aveva una trattoria per i turisti.
Il Taxi era una vecchia macchina inglese, che portava la scritta taxi scritta
sui due fianchi con la vernice, ma che aveva un motore potente e
rumoroso. L’autista si scusò, dicendo che il lavoro era poco e che era ulteriormente calato per via delle agitazioni e delle aggressioni agli americani.
Babilonia si trova circa ottanta chilometri a sud di Baghdad, con una strada abbastanza accidentata. Il primo tratto era abbastanza buono, perché utilizzava la strada per Bassora, mentre dopo si deve scostare dal fiume Tigri ed attraversare la Mesopotamia, perché Babilonia è sulla sponda dell’Eufrate.

Il paesaggio decisamente desertico faceva pensare a quello che doveva essere nell’antichità, quando era il giardino del mondo, per i moltissimi canali che portavano acqua dai due fiumi.
L’arrivo a Babilonia fu molto deludente: un paio di palme e più niente. Sabbia e due soli manufatti, che si ergevano di un paio di metri: il famoso leone ed una tettoia di lamiera.


Lasciammo il taxi sotto la tettoia e piano piano scoprimmo le rovine di questa famosa città.
Scendendo verso il fiume, apparivano altre palme ed i resti di alcuni edifici in mattoni, che fiancheggiavano la via dei leoni o delle processioni, quella che portava alla porta di Ishtar. Perfetti erano i leoni scolpiti sui muri di mattoni.
Il taxista mi portò poi a vedere i resti della famosa Torre, dei giardini
pensili e del palazzo di Nabucodonosor.
I resti davano una strana impressione. Da un lato sorprendeva la qualità della muratura di mattoni, che sembrava appena costruita, dall’altro lo stato di abbandono di un sito archeologico di una tale importanza storica.
L’autista mi spiegò che la grande qualità dei manufatti avrebbe potuto preservare la citta nei millenni, che venne invece invece distrutta dagli stessi iracheni, che hanno portato via i mattoni per costruirsi le loro case.

Avvicinandomi vidi un mattone semi staccato dalla sommità di un muro, scoprendo che era stato attaccato con della pece di petrolio e che per rinforzare la struttura, erano stati inseriti dei ramoscelli di giunco, ancora in perfetto stato.
Tornammo al taxi e ci spostammo verso il fiume, dove Mohammed aveva il suo piccolo ristoro.
La temperatura di quella giornata di fine novembre era ideale ed il grande
tavolo, con le sue poltroncine di vimini molto accogliente. Fummo accolti dal solito caffè e passammo un paio d’ore gustando il grande fiume, le zattere che scendevano e del buon pesce”.

Io:” Babilonia e i suoi giardini!! Si favoleggia nel mondo occidentale di quelle meraviglie e ora con l’intelligenza artificiale molti riescono a riprodurli. Per fortuna dopo la guerra stanno recuperando parecchio, ma resta il fatto che a ridosso dell’area archeologica continuano a costruire come a Ninive e in Egitto vicino alle Piramidi. “


Aveva smesso di piovere, i ciliegi avevano perso molti fiori, ma le api ronzavano indaffaratissime intorno. Qualche uccellino era ritornato alla mangiatoia e il sole, nascosto dalle nubi, stava rapidamente tramontando. Domani avremmo continuato il “viaggio”.

E LA STORIA CONTINUA